venerdì 30 novembre 2012

Fil di Ferro

Macerie e devastazione sono ciò a cui siamo scampati. Appena dietro, appena ieri, è la forza distruttrice che ci ha lasciati nudi.
Ci allontaniamo piano, di scappare correndo non c'è bisogno, perché le forze contrapposte hanno finito per annientarsi, oltre che annientare.
Se la direzione è solo fuga, senza meta cui puntare, la nostra fuga ha una lentezza che sa di pace. E del miracolo della vita che insperatamente può continuare.


Basta un asino da montare, nudi e a pelo, bastano i suoi lenti passi nella sconfinata distesa senza strade, basta il nostro due a sopravanzare di un'infinità l'essere soli.
Appoggio le mani sul collo caldo dell'animale che ci porta, alla base della criniera ispida e disordinata, mentre tu ti concedi il riposo, minimo ma confortante, della tua fronte adagiata sulle mie spalle.
Nell'indifferenza del dove, il palmo delle tue mani assapora la piccola immensa gioia dell'andatura inspiegabilmente retta, attraverso i muscoli delle natiche della generosa bestia, che si contraggono e rilasciano ad ogni passo.
La notte, per quanto fredda e buia, pare un manto tenero, che avvolgendoci nell'oscurità ci protegge.
Andiamo, siamo salvi, tu ed io, e tutto attende di poter vivere un nuovo inizio.

venerdì 19 ottobre 2012

Sei tu che assorbi la nuvola, o la nuvola che assorbe te?

martedì 28 agosto 2012

Risveglio in Sapa

L'umidita` dell'aria non risparmia niente, tanto meno il piumotto che serve per dormire in questa localita` in quota, sulle montagne del nord ovest a pochi chilometri dal confine con la Cina. Avevo ancora gli occhi chiusi quando un canto di note dolcissime e` filtrato dalla finestra che dava sulle scale. Una voce femminile, una melodia di un mondo altro rispetto a quello cui appartengo, intervallata da un ritmo di passi di pianelle molto distanti l'uno dall'altro.
Per vedere, per capire, ho pensato, occorre cogliere le situazioni da dietro una tenda, restare nascosti, possibilmente invisibili.

Attraversare la strada

Pochi metri ti separano dall'altro lato del marciapiede, ma il flusso dei motorini sclacsonanti e` ininterrotto.
Il vantaggio e' che, se lo guardi bene, lo sciame ha un suo ordine. Le traittorie sono lisce, senza repentini cambiamenti di direzione o di velocita`. Basta scegliere il tempo, tenere una traiettoria altrettanto coerente, decisa, per dare modo ai motorini stessi di evitarti, adattando dolcemente andatura e percorso.
Meglio una traiettoria diagonale inclinata nel senso del flusso.
Ci vuole osservazione, ascolto, fermezza.
Rispetto di cio` che e`, senza la pretesa di modificarlo, e rispetto, al contempo, della propria intenzione.
Esiste un sottile punto in cui necessita` e intenzionalita` suonano in perfetta armonia.
Attraversare una strada, ad Hanoi, e` un'opera di accordatura, un momento di accrescimento interiore praticato nel caos appiccicoso, brulicante, indifferente, di una metropoli a cui e` insensato chiedere di essere visti.
Il mio orizzonte e' la spuma di un'onda

lunedì 9 luglio 2012

Un vero rivoluzionario calmo



Storia, Filosofia, Fisica, Astronomia, Commedia Dell'Arte... non manca nulla.
E ciò che se ne può distillare è una gran lezione per il presente.
Irrinunciabile!
Servono 2 ore e 20? Prendetevele!

Fantiscritti

Bassorilievo scolpito direttamente sulle pareti di una cava lunense di epoca romana, nel bacino di Canal Grande, raffigurante Ercole Giove e Bacco, come rappresentazione divina di Settimio Severo e dei suoi due figli Caracalla e Geta. L'edicola datata tra il 203 e il 212 d.c. fu staccata dalla sua sede nel 1864 e ora è custodita all'Accademia delle Belle Arti di Carrara. Il nome stesso di Fantiscritti deriva dal basso rilievo intorno al quale, coi secoli, si era accumulato un groviglio di scritte nomi e date incise dai visitatori, alcuni dei quali illustri, come il Canova e il Giambologna. I cavatori di ogni giorno lavoravano in questa valle non conoscendo né la storia romana, né la mitologia greca, hanno interpretato le figure come dei ragazzini che nel dialetto Carrarese sono chiamati "Fanti" e da ciò è stato attribuito alla vallata il nome di Fantiscritti.

domenica 8 luglio 2012

The (God)damn Particle

Allora c'è via! Meno male!


The Higgs Boson Explained from PHD Comics on Vimeo.


E anche il neutrino, mi sono accorto oggi che ha massa, anche se troppo piccola a spiegare la Massa Oscura dell'universo. Quella visibile (Chiara?) è solo il 10%.

(ma chi cacchio l'ha calcolata questa percentuale e sulla base di cosa?).

Massa, Carica, sono attributi di particelle (il video dice "eventualmente prive di volume ovvero puntiformi") non associabili a niente di tangibile.

O metti i significati dentro le parole se ti riesce!

E avrei anche una domanda fondamentale: ma che cos'è in definitiva una teoria?

In ogni caso tutta questa tempesta di domande, a parte qualcuno che ha voluto festeggiare la scoperta del Bosone di Higgs, mi è derivata dallo spettacolo di Paolini "ITIS Galileo".

venerdì 29 giugno 2012

scatola cranica sotto tetto

Tre travi longitudinali sorreggono il soffitto angoloso, sotto tetto, di questa camera ampia, da sola, come la mia casa di città. Questa camera ha due occhi e un naso ed ogni mattina lo sguardo fisso delle due finestre è ripulito dal pulviscolo di moscerini e insetti ad opera di una frotta di rondoni. Sono precisi ed efficaci e sfiorano la fronte, passano inpavidi davanti allo sguardo abbacinato e sbattono il loro volo sulla parete di fianco, aggrappandosi, con le zampine minime e il mantello che pende dalle spalle, all'orlo di un foro. Un becco incontra un altro becco: è un tic preciso e fulmineo, uno scambio che mai fallisce.
Ieri notte invece, metà luna stava fissa nell'occhio destro. L'altra metà, pur presente, si guardava bene dal mostrarsi.

Indecenti Vibrazioni

Guardo e sono cieco: vedo colori luce bellezza. Ma è estetica. Il mio vedere è senza suoni, senza voci, senza storia. Ogni cosa, intorno, vorrebbe parlare ed io sono qui ad un velo da tutto. Non so udire: non so squarciarlo. Sono dentro una colossale pernacchia e non posso che vibrare.

Palazzo Masdoni

"...quel portone ormai chiuso
 reclama anche adesso
 il candore di allora."

martedì 26 giugno 2012

Alberto


Sono sudaticcio e affamato mentre infilo le chiavi nel portone di casa Piccianti.
In quel momento sbuca dalle scale del bar di sotto un signore canuto, con una lunga barba bianca, appoggiato ad un bastone.
- Ah, hai le chiavi!
Così attacca, come uno che ha sviluppato un modo evoluto e vagamente soffice di non farsi gli affari propri.
Ma capisco la sorpresa mista a diffidenza nel vedere questo sconosciuto entrare nella casa-museo del paesello, perciò non mi irrigidisco, fornisco le giustificazioni del caso, spiego, infine mi presento.
Lui si chiama Alberto: sono del paese, ci vivo da una vita, ma sono sempre da solo. E già una crepa si forma nella concrezione calcarea della mia curiosità da tempo inutilizzata. E me ne accorgo che ha voglia di parlare, ha già iniziato a dirmi del paese, dei proverbi che scrive, del partito. Ma io in quel momento non ce la faccio a dargli l'attenzione e trovo un modo per defilarmi con deferenza.
Il pomeriggio prosegue in un ciondolamento insignificante, una sorta di rotolamento nei propri detriti che riesce solo a farmi sentire sporco. Tanto che sono costretto ad un certo punto a schiodarmi per uscire dalla spiacevole sensazione. Esco mentre il paesino è tutto a tavola per la cena, imboccando l'unica strada che so, quella asfaltata che si snoda in tornanti salendo sulle spalle dei monti rispetto ai quali Antona si trova al riparo dell'incavo toracico.
L'inattività fisica degli ultimi giorni dà lena alle mie gambe e salgo con un buon ritmo e mentre penso di aver buttato via nel pomeriggio un incontro prezioso, lo vedo spuntare da un tornante. Si ferma, guarda chissà cosa indietro, in alto. Lo raggiungo con soddisfazione.
Sono stato a vedere l'origano, dice: è presto, ci vorrà la metà di luglio, ma intanto mi sono fatto un'idea di dove si trovi.


...

lunedì 11 giugno 2012

venerdì 8 giugno 2012

Dove sei?

Nell'indefinito e nel vago.
C'è molto posto qui.
Ospito ad oltransa.

sabato 2 giugno 2012

Neon

sabato 26 maggio 2012

Non lo so


Non lo so, te l'ho già detto.
Come cosa?
Non lo so. 
Tutto quanto.
Ho fatto, ho detto, sono diventato.


Di cosa vuoi parlare? 
Dillo, dillo tu.
Non mi tiro mica indietro sai!
Trovo il modo per parlare un po' di tutto.
Sì, parliamone, ecco.


I tigli, sì.
Anche per quest'anno sono fioriti.
Che ti aspettavi?
E ieri ho avvistato i primi fiori d'iperico.
Ispidi e forti.
La rucola no, non si dovrebbe farla andare in fiore.
Ma amo il riciclo, perciò accetta questi!

Se vuoi posso camminare su una fune!

Per dare... sì, do. Non troppo.
Ma neanche troppo poco.
Faccio la mia parte insomma. Ma.


Non lo so. Cioé voglio dire.
Alla fine. Sì alla fine.
Non per forza quella fine.
Intendo dire: in fondo.
Tutto questo.
A volte viene il dubbio.
A te non viene mai?
Come quale dubbio.
Il dubbio che poi.


Non lo so via.
Del resto fin dall'inizio l'avevo detto.
Non ci siamo capiti.
Forse è meglio.
Lo preferisco.


Ma i tuoi occhi, di che colore sono?
Ed io.
Com'è che mi sono chiamato?

venerdì 20 aprile 2012

sono un povero stupido

"L'ironia praghese è un gioco apparentemente infantile, folle e stupido in un senso superiore, è la battaglia contro una felicitante teoria dello stato e contro l'apparato burocratico. Naturalmente è anche coscienza della vanità di tale lotta. E' l'abolizione di una soggettività che è giunta fino in fondo, è la più alta libetà possibile nel mondo senza dio" Bohumil Hrabal

domenica 15 aprile 2012

giovedì 8 marzo 2012

C - 6 : colpito l'incrociatore

"Ci sono persone che ci vivono nello sguardo degli altri. Esistono solo lì, ed è lì che si sentono a casa."

F. De Paolis

mercoledì 7 marzo 2012

Incontri letterari

"E' la gestione dell'incoffessabile che rende estremamente diversi gli esseri umani"
Federica De Paolis

sabato 25 febbraio 2012

Prima di straripare

Gli occhi da cerbiatto fuori contesto, di chi è lì perché tutto il mondo balbetta le stesse parole, ma vorrebbe ben più di quel ballo in maschera, ben più di quello scontrarsi di bicchieri in brindisi semifelici. Quegli occhi che chiamano un altrove, abbinati a quell'aria schiva, di disinteresse e disincanto troppo precoci. Di scetticismo, di sfida.

Poche uscite, ma mai lisce, sempre a provare un limite, a cercare di bucare il velo di un'apparenza, per provare a vedere cosa c'è di là, se è davvero tutto in ordine come la superficie vorrebbe dare ad intendere; oppure se di là c'è il caos, il disordine lasciato da una partenza improvvisa, o quello ancora più frammentato provocato da un'esplosione.

Si può solo tacere con pienezza e salutarsi un attimo prima di straripare.

venerdì 24 febbraio 2012

domenica 15 gennaio 2012

Un amore felice

Un amore felice. È normale?

È serio? È utile?

Che se ne fa il mondo di due esseri

che non vedono il mondo?

Innalzati l’uno verso l’altro senza alcun merito,
i primi qualunque tra un milione, ma convinti
che doveva andare così — in premio di che?
Di nulla;

la luce giunge da nessun luogo —

perché proprio su questi, e non su altri?
Ciò offende la giustizia? Sì.

Ciò infrange i princìpi accumulati con cura?
Butta giù la morale dal piedistallo?
Sì, infrange e butta giù.

Guardate i due felici:

se almeno dissimulassero un po’,

si fingessero depressi, confortando così gli amici!

Sentite come ridono — è un insulto.

In che lingua parlano — comprensibile all’apparenza.

E tutte quelle loro cerimonie, smancerie,

quei bizzarri doveri reciproci che s’inventano

sembra un complotto contro dell’umanità!

È difficile immaginare dove si finirebbe
se il loro esempio fosse imitabile.
Su cosa potrebbero contare religioni, poesie,
di che ci si ricorderebbe, a che si rinuncerebbe,
chi vorrebbe restare più nel cerchio?

Un amore felice. Ma è necessario?

Il tatto e la ragione impongono di tacerne
come d’uno scandalo nelle alte sfere della Vita.
Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto.
Mai e poi mai riuscirebbe a popolare la terra,
capita, in fondo, di rado.

Chi non conosce l’amore felice

dica pure che in nessun luogo esiste l’amore felice.

Con tale fede sarà più lieve vivere e morire.

Wislawa Szymborska