venerdì 29 giugno 2012

scatola cranica sotto tetto

Tre travi longitudinali sorreggono il soffitto angoloso, sotto tetto, di questa camera ampia, da sola, come la mia casa di città. Questa camera ha due occhi e un naso ed ogni mattina lo sguardo fisso delle due finestre è ripulito dal pulviscolo di moscerini e insetti ad opera di una frotta di rondoni. Sono precisi ed efficaci e sfiorano la fronte, passano inpavidi davanti allo sguardo abbacinato e sbattono il loro volo sulla parete di fianco, aggrappandosi, con le zampine minime e il mantello che pende dalle spalle, all'orlo di un foro. Un becco incontra un altro becco: è un tic preciso e fulmineo, uno scambio che mai fallisce.
Ieri notte invece, metà luna stava fissa nell'occhio destro. L'altra metà, pur presente, si guardava bene dal mostrarsi.

Indecenti Vibrazioni

Guardo e sono cieco: vedo colori luce bellezza. Ma è estetica. Il mio vedere è senza suoni, senza voci, senza storia. Ogni cosa, intorno, vorrebbe parlare ed io sono qui ad un velo da tutto. Non so udire: non so squarciarlo. Sono dentro una colossale pernacchia e non posso che vibrare.

Palazzo Masdoni

"...quel portone ormai chiuso
 reclama anche adesso
 il candore di allora."

martedì 26 giugno 2012

Alberto


Sono sudaticcio e affamato mentre infilo le chiavi nel portone di casa Piccianti.
In quel momento sbuca dalle scale del bar di sotto un signore canuto, con una lunga barba bianca, appoggiato ad un bastone.
- Ah, hai le chiavi!
Così attacca, come uno che ha sviluppato un modo evoluto e vagamente soffice di non farsi gli affari propri.
Ma capisco la sorpresa mista a diffidenza nel vedere questo sconosciuto entrare nella casa-museo del paesello, perciò non mi irrigidisco, fornisco le giustificazioni del caso, spiego, infine mi presento.
Lui si chiama Alberto: sono del paese, ci vivo da una vita, ma sono sempre da solo. E già una crepa si forma nella concrezione calcarea della mia curiosità da tempo inutilizzata. E me ne accorgo che ha voglia di parlare, ha già iniziato a dirmi del paese, dei proverbi che scrive, del partito. Ma io in quel momento non ce la faccio a dargli l'attenzione e trovo un modo per defilarmi con deferenza.
Il pomeriggio prosegue in un ciondolamento insignificante, una sorta di rotolamento nei propri detriti che riesce solo a farmi sentire sporco. Tanto che sono costretto ad un certo punto a schiodarmi per uscire dalla spiacevole sensazione. Esco mentre il paesino è tutto a tavola per la cena, imboccando l'unica strada che so, quella asfaltata che si snoda in tornanti salendo sulle spalle dei monti rispetto ai quali Antona si trova al riparo dell'incavo toracico.
L'inattività fisica degli ultimi giorni dà lena alle mie gambe e salgo con un buon ritmo e mentre penso di aver buttato via nel pomeriggio un incontro prezioso, lo vedo spuntare da un tornante. Si ferma, guarda chissà cosa indietro, in alto. Lo raggiungo con soddisfazione.
Sono stato a vedere l'origano, dice: è presto, ci vorrà la metà di luglio, ma intanto mi sono fatto un'idea di dove si trovi.


...

lunedì 11 giugno 2012

venerdì 8 giugno 2012

Dove sei?

Nell'indefinito e nel vago.
C'è molto posto qui.
Ospito ad oltransa.

sabato 2 giugno 2012

Neon