domenica 3 maggio 2020

Ma tu torna



La bellezza restituita, finalmente.
Stamattina sono venuto a riprenderti
bellezza mia, ho snodato un girigogolo
per le vie e indugiato nelle piazze.

Molti particolari di te, di alcuni tuoi anfratti,
mi sono stati evidenti per la prima volta.
Ti ho guardata, provando a berti,
con occhi da innamorato.
Nella luce cristallina ho ammirato l'intaglio
delle ombre, accarezzato le tue pietre giallo ocra,
inalato il tuo verde brillante.
I guizzi lucenti delle pescaie
di un fiume tornato ad antiche trasparenze,
sotto un cielo spumoso e piatto,
hanno restituito il senso di una primavera.

Timidamente e rada tornava la vita a percorrerti
per quanto inutilmente imbavagliata, mentre
il mio procedere incontrava l'attrito di quello che fu
e dovevo spingermi avanti con il coraggio,
per non rinunciare alla bellezza che mi spetta.

Mi sentivo lo sguardo dolce sul viso indurito
dalla rabbia per quello di cui non ho potuto godere
per il passato che non vuole tornare
per quanto a gran voce ogni giorno lo chiami.

Quest'ingiustizia del tempo
che vuole scorrere in una sola direzione.
Integerrimo, lui, non offre possibilità di rimedio.
Sì ho sbagliato, ma tu torna.
Che stupidaggine è mai questa di una vita con un altro.

Sei ancora qui, invisibilmente ovunque.

mercoledì 22 maggio 2019

di tanta architettura

Di tanta architettura cosa resta?
Ho sbagliato la posa dell'ultimo stuzzicadenti
e l'incastro perfetto, il gioco di pesi e contrappesi
è venuto giù.
Continuo a fissare le macerie,
cerco di rinvenire tra i frantumi
piccoli moduli da salvare.
Vago tra immagini colate via
di una fragile perfezione ormai andata,
le accarezzo fugacemente ché scottano ancora.
Non mi si parli di futuro adesso,
c'è da rimanere un po' qui in mezzo allo sfacelo
prima di cercare le proprie gambe,
prima di sollevare gli occhi verso un punto lontano.

giovedì 16 maggio 2019

ciò che è stato non è

Abbiamo tutta una vita
da NON vivere insieme.
Sugli scaffali di Dio
s'impolverano i gesti possibili:
le mosche cherubiche insozzano
le nostre carezze;
stanno appollaiati come gufi
i sentimenti impagliati.
"Merce inesitata" - griderà l'angelo d'ottone -
dieci casse di vite, di possibili.
E avremo anche una morte da morire:
una morte casuale, innecessaria,
distratta, senza te.
Giorgio Manganelli.

venerdì 26 settembre 2014

Fiabe armene

Dal cielo caddero tre mele.
La prima per chi aveva parlato,
la seconda per chi aveva ascoltato,
la terza per chi aveva capito.

mercoledì 5 febbraio 2014

domenica 30 giugno 2013

Frontiere


Questo involucro che mi tiene; che tiene i pezzi di cui sono fatto, organi, membra, sangue, nervi; e tiene anche ciò di cui non sono fatto, insondabile a qualsiasi sezionamento per quanto microscopico.
In esso mi tengo al riparo quando fuori è tempesta, quando ho voglia di restare nascosto. Su di esso affiorano, come a superficie che separa profondità da immensità, i segni dell'invisibile che in correnti convettive in me si mescola.
Talvolta, deliberatamente vi imprimo l'istantanea che racchiude una storia che vorrei tu mi chiedessi, che non vorrei la memoria smarrisse, l'istante per il quale chiedo eternità.
Questi involucri che abitiamo senza mai sentirci completamente a casa sono allora frontiere, sottili terre di nessuno, di passaggio tra un ignoto di proprietà e un altro estraneo e misterioso. Da attraversare, uscendo e rientrando, con una speranza di ospitalità.

Ed è stata una frontiera d'aria, ieri sera, tra noi e loro.
Abbiamo goicato insieme un gioco strano: loro a mettere messaggi in bottiglie e sospingerle soffiando contro la bonaccia; noi a raccoglierle con un misto di morbosa curiosità, voglia di emozionarsi, voglia di ascoltare, capire, partecipare. Un gioco strano, di luci e ombre, maschere e trasparenze; di palloni enormi, gonfiati e stampati con la mappa del mondo, fatti volteggiare e roteare sulle teste, smanacciando; di foto di gruppo di noi e loro scattate per finta; di saluti con le manine aperte che ondeggiano e qualche sorriso distillato come dono prima di ritirarsi.
Noi attraverso un corridoio che ci rimetteva nella libera normalità.
Loro, nei loro cubicoli dissposti in anfiteatro e verniciati di rosso solo verso l'esterno; a riconciliarsi con il sonno che forse è un sonno solo, che continua a dispetto dei singoli risvegli e dello sciame variegato di incubi e sogni.

La frontiera è stata attraversata.
La frontiera si è richusa.

domenica 14 aprile 2013

Chi vuole troppo è un pazzo.

Un uomo non può possedere più di quanto il suo cuore possa amare.

giovedì 21 febbraio 2013

Imbianchino


Io, Terzilio, Pantabo. Imbianchino, aspirante pittore, forse. Se solo riuscissi a riportare a bianco la parete. Ma non mi riesce nemmeno quello. La pennellessa ancora in mano, ai piedi un secchio di vernice sempre più vuoto. I barattoli dei colori più in là. L'impasse della sfiducia in me stesso rende l'aria collosa. Eravamo in tanti, gli occhi frugano intorno e incontrano solo trasparenze, figure traslucide di altri me che stanno svanendo.

venerdì 30 novembre 2012

Fil di Ferro

Macerie e devastazione sono ciò a cui siamo scampati. Appena dietro, appena ieri, è la forza distruttrice che ci ha lasciati nudi.
Ci allontaniamo piano, di scappare correndo non c'è bisogno, perché le forze contrapposte hanno finito per annientarsi, oltre che annientare.
Se la direzione è solo fuga, senza meta cui puntare, la nostra fuga ha una lentezza che sa di pace. E del miracolo della vita che insperatamente può continuare.


Basta un asino da montare, nudi e a pelo, bastano i suoi lenti passi nella sconfinata distesa senza strade, basta il nostro due a sopravanzare di un'infinità l'essere soli.
Appoggio le mani sul collo caldo dell'animale che ci porta, alla base della criniera ispida e disordinata, mentre tu ti concedi il riposo, minimo ma confortante, della tua fronte adagiata sulle mie spalle.
Nell'indifferenza del dove, il palmo delle tue mani assapora la piccola immensa gioia dell'andatura inspiegabilmente retta, attraverso i muscoli delle natiche della generosa bestia, che si contraggono e rilasciano ad ogni passo.
La notte, per quanto fredda e buia, pare un manto tenero, che avvolgendoci nell'oscurità ci protegge.
Andiamo, siamo salvi, tu ed io, e tutto attende di poter vivere un nuovo inizio.