giovedì 22 gennaio 2009

Storie di zanzare e pomodorini

Una zanzara, morta, nel sapone liquido per i piatti.
Avevo lasciato la tazza per la colazione sul piano di
marmo accanto all'acquaio, con un po' di sapone liquido dentro. E la sventurata, forse attratta lì dal profumo ci è rimasta invischiata e ci ha lasciato le alucce.
Zzzzzzzzzzzz.
Zzzzzz

Zz
z

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Uscendo dal portone del palazzo, a terra, alla base del muretto, un pomodorino rosso.
Lo oltrepasso con finta indifferenza, dirigendomi verso incombenze di poca importanza.

Nella notte un veliero di parole pronto a salpare
era rimasto all'attracco.

E ora, al mattino, quel pomodorino, lì, in questa stagione di altri ortaggi!
Al ritorno lo ritrovo e lo raccolgo: è un po' sporco e ha degli spacchi sulla buccia, ma è ancora fresco, non marcito.
Lo porto su in casa, lo appoggio distrattamente accanto al posacenere vuoto.
Ogni tanto il mio sguardo ci si posa e ci appiccica su un punto interrogativo.
Cos'è? Cosa me ne faccio?


La cosa più ovvia...
(per gli igienisti, prima l'ho ben lavato)

La perla più rara, la perla più scura, sotto le spoglie - neppure troppo mentite - di un pomodorino rosso...
Che ho ingoiato, glom, e la chimica del mio stomaco ha disciolto, disgregato,
rimesso in circolo.

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