sabato 12 giugno 2010

Bird


Bird, il suo nome, bird, vecchio pistolero, il più vecchio, con strade sulla faccia, camminate da infinite sparatorie, diceva Shatzy. Gli occhi deglutiti dal cranio, e mani di ulivo, le mani veloci, rami d'inverno. Stanchi. Il pettine, al mattino, bagnato d'acqua, rigare i capelli bianchi all'indietro, trasparenti, ormai. Polmoni di tabacco nella voce che piano dice: che vento, oggi.

Niente di peggio che non morire, per un pistolero.

Cos'è allora questo strisciare nella nebbia delle mie cataratte, costretto a contare le ore, io che conoscevo gli istanti, ed era l'unico tempo che esisteva per me. Lo scarto di una pupilla, le nocche sbiancate intorno a un bicchiere, uno sperone nel fianco del cavallo, l'ombra di un'ombra sul muro blu. Ci ho vissuto eternità, dove gli altri vedevano attimi. Per loro era come lampo ciò che per me era una mappa, una stella dove io vedevo cieli. Io pensavo dentro pieghe del tempo che per loro erano già ricordo. Non c'è altro modo, mi avevano insegnato, per vedere la morte prima che arrivi. Cos'è allora questo strisciare nella nebbia delle mie cataratte, costretto a spiare le carte degli altri, mendicando battute dalla mia sedia, sempre quella, in seconda fila, la sera a tirare sassi ai cani, in tasca soldi da vecchio che le puttane non vogliono, li prenderà un mariachi, quando verrà, che sia triste e lunga la tua canzone, ragazzo, dolce la tua chitarra e lenta la tua voce, io voglio ballare, questa notte, fino al tramonto di questa notte, io ballerò.

Clay "Bird" Puller. Morirà in un modo bellissimo, diceva Shatzy. Gliel'ho promesso: morirà in un modo bellissimo.

Alessandro Baricco

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